Nel 2018 Mondo Aperto ha realizzato, in collaborazione con il Comune della Spezia, una ricerca partecipata sulla mediazione interculturale nei servizi per gli stranieri.
RICERCA
Analizzando la situazione dei cittadini stranieri residenti, la ricerca ha voluto analizzare il funzionamento del servizio di mediazione interculturale, capirne i punti di forza e i punti di debolezza, per riuscire a migliorare un servizio che, nelle società multiculturali, si configura come la risposta più organica ed efficiente a soddisfare i bisogni sia degli utenti stranieri sia degli operatori dei servizi.
Abbiamo coinvolto nella nostra indagine i tre soggetti principali coinvolti nei processi per l’inclusione sociale ovvero operatori dei servizi, mediatori interculturali e utenti.
L’ambito di indagine della ricerca ha riguardato molteplici settori:
- l’area socio-assistenziale (gli operatori dei servizi sociali dei tre Distretti sociosanitari della Provincia),
- l’area sanitaria (il personale ASL),
- l’area penale (operatori dell’IPM, Istituto Penale per Minorenni, di Pontremoli, dell’USSM e della Casa Circondariale della Spezia),
- il sistema scolastico (insegnanti di ogni ordine e grado delle scuole della Provincia),
- l’area RAR (gestori e operatori di Centri di Accoglienza Straordinari della provincia della Spezia),
- l’area Pubblica Sicurezza (operatori di Prefettura e Questura),
- mediatori interculturali (due realtà che forniscono servizi di mediazione interculturale sul territorio spezzino: la cooperativa Mondo Aperto e l’associazione Delta Intercultural Club e una realtà esterna al nostro territorio, la Cooperativa Saba di Genova),
- cittadini stranieri (scelti tra rappresentanti delle comunità etniche e beneficiari di interventi di mediazione interculturale).
Le modalità di indagine attraverso cui abbiamo cercato di interrogare il territorio sono state principalmente tre: questionari (166), focus group (7) e interviste semi-strutturate (25). A queste tre modalità di indagine si sono aggiunte, in alcuni casi, le analisi SWOT. Un altro interessante, e non convenzionale, strumento di rilevazione (non tanto delle opinioni degli operatori quanto delle loro dinamiche comunicative e operative) è stato un laboratorio di simulazione di un intervento di mediazione interculturale organizzato in occasione di una delle giornate di formazione che si sono tenute parallelamente a questo progetto di ricerca.
All’interno della ricerca sono stati riportati anche i risultati di alcuni interventi di supervisione portati avanti dall’ambulatorio etnopsicologico ed etnopsichiatrico sito nel Comune di Follo: un servizio specialista di secondo livello rivolto a operatori di ASL 5 che necessitano di una consulenza per sostenere utenti stranieri i cui progetti individuali attraversano un momento di stasi dovuto a criticità di matrice culturale.